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Giappone: la disoccupazione è solo un brutto ricordo!

 

Giappone. Gli Abenomics funzionano!Qualche tempo fa parlavamo su questo blog delle politiche avviate dal premier Shinzo Abe. In quella sede sottolineavamo la crescita economica degli ultimi anni a seguito, soprattutto, di politiche monetarie espansive e investimenti del pubblico. Politiche che hanno portato fuori dalla recessione “cronica” un paese, come il Giappone, che sta ritornando ad essere una potenza mondiale anche dal punto di vista industriale.

Il boom dell’occupazione e la mancata crescita dei salari

Nella nazione nipponica, il tasso di disoccupazione è del 2,8 per cento. In Italia, giusto per fare un paragone, del  12,4 per cento. Un abisso. In Giappone si è ai minimi da 22 anni.

Un dato che però non si trasforma in aumenti salariali. L’analisi è ancora più strana se si pensa che ogni 100 posizioni richieste dai lavoratori, il mercato ne offre circa 140. Un dato che fa capire come ci sia un surplus di offerta rispetto alla domanda. Come direbbe un noto presentatore, la domanda nasce spontanea: andiamo tutti a lavorare in Giappone? No. Almeno per il momento.

Il mercato resta incerto e quindi nonostante la produzione industriale cresca del 2 per cento, le aziende giapponesi non sono propense ad aprire i portafogli per pagare stipendi più alti. Il ricordo della recente crisi bancaria, con conseguente recessione è ancora molto vivo negli imprenditori.

A fronte di bassi salari, anche i consumatori agiscono di conseguenza. Il bilancio familiare è ristretto e la spesa anche. Questo è dovuto anche all’aumento dei prezzi. Bisogna quindi incentivare la domanda interna (visto che quella estera, complice uno Yen debole, va a gonfie vele). Governo, imprese e sindacati, stanno discutendo proprio di questo. Per completare il quadro felice, bisognerebbe incentivare i consumi e questo potrebbe avvenire solamente con aumenti salariali.

Tuttavia altro dato che va considerato è che la bassa disoccupazione è dovuta anche ad una politica di baby pensionamenti che ha portato il mercato a richiedere nuovi occupazione.

Questo potrebbe essere un’ulteriore asse degli Abenomics. Chissà che il premier Abe non faccia scuola anche da questo punto di vista.

 

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Writer, Finance, Creative.

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